Torniamo a parlare dello Stratwarming, il fenomeno del riscaldamento improvviso della Stratosfera, la parte più elevata della nostra atmosfera.
Come già accaduto nei primi giorni di Gennaio, un imponente riscaldamento dell’aria ad un’altezza di circa 28 mila metri partirebbe dalla Siberia, diffondendosi sulle zone polari, e determinando così un forte disturbo al Vortice Polare, scalzandolo dalla sua posizione naturale al di sopra del Polo Nord.
Questa situazione si chiama “displacement” del Vortice Polare; segue un’evoluzione incerta, che però, vista l’intensità del riscaldamento previsto, che toccherebbe l’apice attorno al 18 Febbraio prossimo, porterebbe ad una sua suddivisione in due vortici distinti .
Le mappe di previsione della velocità dei venti polari mostra un loro forte indebolimento all’altezza di 10 hPa di geopotenziale (sempre circa 28 mila metri di quota), che arriverebbero addirittura in territorio negativo sempre il giorno 18 Febbraio, indicando un fenomeno di grande portata.
Questo vorrebbe dire un Vortice Polare talmente indebolito che i venti prevalenti in quota soffierebbero da est verso ovest anziché il contrario, favorendo la formazione di situazioni di blocco della circolazione ed invasioni di aria molto fredda.
 
In Gennaio l’aria gelida ha invaso l’Europa, fermandosi però su quella centro settentrionale.
In altre parole, gli effetti dello Stratwarming sono stati quelli di provocare una consistente ondata di freddo che però si è fermata a Francia, Germania ed Inghilterra non riuscendo a penetrare sul Mediterraneo.
Vedremo adesso quali saranno le modalità che sceglierà l’aria fredda per scendere verso sud, solo avvicinandosi al momento dell’evento potremo riuscire a comprendere quelli che saranno gli effetti di questa discesa in ambito europeo.