In questi giorni ha fatto scalpore l’eruzione del vulcano di La Soufrieres, nell’Isola di St. Vincent, un’Isola originata dal vulcano medesimo.
 
La Soufrieres raggiunge un’altezza di 1234 metri, ed è stato teatro in passato di alcune eruzioni anche catastrofiche per la popolazione dell’Isola.
 
E’ il caso del 1902, quando l’eruzione del vulcano uccise 1600 isolani; il 13 Aprile 1979 il vulcano riesplose, per fortuna causando solo due vittime, grazie alla fuga degli isolani avvertiti dalle scosse premonitrici.
 
Tra l’8 ed il 9 Aprile di quest’anno una serie di esplosioni si sono verificate nel vulcano, che è andato in eruzione con uno spettacolare pennacchio di ceneri; di nuovo il 13 Aprile si è verificata una nuova eruzione molto forte, che ha causato gravi danni agli abitanti dell’Isola, interrompendo le forniture idriche e di energia elettrica, e causando una densa foschia vulcanica.

 
Perfino sulle Isole Barbados, che distano 100 km in direzione nord est, hanno visto il cielo oscurarsi più volte a causa delle ceneri vulcaniche che, stando alle ultime rilevazioni satellitari della NASA, hanno raggiunto i 13 chilometri di altezza, sfondando la Tropopausa ed estendendosi alla Stratosfera.
 
E qui potrebbero nascere le implicazioni climatiche, in quanto i materiali piroclastici, ed in particolare le particelle solforose, superando la Tropopausa, possono rimanere in sospensione nella Stratosfera per dei mesi, riflettendo la radiazione solare verso lo spazio esterno e riducendone l’arrivo sulla superficie terrestre.
 
Già le immagini satellitari hanno mostrato una “nube” di goccioline di SO2 sparse in atmosfera tra America del Sud ed Africa, in movimento verso l’Asia meridionale.


 
L’eruzione è stata classifica come VEI4 nella scala di classificazione di questo tipo di esplosioni.
 
VEI, o indice di esplosività vulcanica, è un tipo di classificazione con la quale viene misurata l’ampiezza di una eruzione, seguendo determinati criteri.
 
Una eruzione VEI4, riversa nella stratosfera un quantitativo di polveri superiore a 0,1 Km3 di materiale, un quantitativo comunque basso in grado di generare solamente un effetto lieve sul clima.
 
Al contrario di quanto avvenne nel 1883, quando l’eruzione del Krakatoa (una VEI 6), immise oltre 10 km cubici di materiale e riuscì a provocare un significativo abbassamento delle temperature globali.
 
O addirittura l’eruzione del vulcano Tambora del 1815, quando si immisero in atmosfera oltre 100 km cubici di materiale che rimasero per anni a riflettere la radiazione solare e provocarono, molto probabilmente, l’”anno senza Estate” in Europa e Nord America.
 
L’attività della Soufrieres è comunque al momento imprevedibile, ed ulteriori eruzioni potrebbero verificarsi nei prossimi giorni immettendo di nuovo particelle di zolfo nella stratosfera, e questo potrebbe alla fine avere un effetto climatico significativo.